“Non conformatevi a questo secolo, ma siate trasformati mediante il rinnovamento della vostra mente, affinché conosciate per esperienza quale sia la volontà di Dio, la buona, gradita e perfetta volontà.” Romani 12:2
In una società ipertecnologica come la nostra, gli strumenti tecnologici sollevano sempre nuovi interrogativi.
Ci si chiede se, appunto, sia utile che un credente faccia riprese con il cellulare nel pieno svolgimento di un culto.
Forse bisognerebbe ricordare cos’è il “culto” e di conseguenza come ci si sta durante il culto.
Ricordo solo che fino a non molti anni fa le riunioni di preghiera venivano addirittura svolte a “porte chiuse”.
Perché? In tutte le riunioni di culto, ma soprattutto durante le riunioni “pentecostali” di preghiera, si palesava una potente presenza dello Spirito Santo che: "operava con segni, prodigi, doni ed opere potenti” Ebrei 2:4.
Il rischio della distrazione e della partecipazione passiva
A parte la distrazione che può recare la presenza di una persona che brandisce il suo smartphone, sia al credente che sta offrendo il culto al Signore che al predicatore che può sentirsi condizionato da una registrazione (che andrà su quale canale? In quale contesto verrà vista?), quanto sta realmente partecipando al culto chi sta ponendo più attenzione all’inquadratura del pastore che al messaggio della Parola?
L’uso di questi moderni dispositivi pone dunque interrogativi da non sottovalutare.
A volte si avverte l’esigenza di rendere partecipi del culto conoscenti o credenti che sono impediti dall’essere in chiesa per svariati motivi.
Non è facile stabilire dei limiti, ma forse la guida dello Spirito Santo e a volte il semplice buon senso, possono evitare situazioni spiacevoli.
Chiediamoci quanto sarebbe stata condizionata Anna nella sua preghiera nel tempio se a vederla non fosse stato solo il sacerdote Eli, ma una platea più ampia di persone, forse alcune curiose, altre invece pronte a giudicare il suo modo apparentemente strano di parlare con il Signore.
Insomma, se a giudicarla fosse stata una community che avrebbe anche recensito il suo modo di pregare.
Al buon andamento del culto concorrono vari fattori, tra i quali sicuramente quello fondamentale è la presenza del Signore, ma a volte i dettagli fanno la differenza.
In sostanza, questa abitudine pone interrogativi non da poco; ma torniamo alla domanda iniziale: quanto un ascolto attivo può trasformarsi in una registrazione passiva?
Nel culto cristiano il protagonista è il Signore, ma i presenti non sono né comparse, né spettatori; la bellezza del culto è la partecipazione attiva e fattiva di ogni credente.
Si parla di ascolto attivo perché nell’assemblea il Signore parla alla chiesa e con la chiesa.
Questo vuol dire che lo Spirito Santo ci fa recapitare il messaggio che quella sera ha voluto indirizzare alla chiesa, ma la chiesa ne è attivamente coinvolta.
Non attraverso una registrazione, ma tramite l’ascolto che diventa attivo nel momento in cui lasciamo che quella Parola, in quel momento, penetri nel nostro cuore e ci spinga alla lode, all’amen e alle lacrime se tocca un nervo scoperto.
Quando l’attenzione si sposta dallo strumento del Signore (il predicatore), allo strumento tecnologico (inquadratura, carica del cellulare, evitare movimenti ecc.), si rischia di essere fruitori passivi della Parola di Dio in un ambiente nel quale la Parola dovrebbe esserne il centro.
Paolo agli Efesini scrive: “parlandovi con salmi, inni e cantici spirituali, cantando e salmeggiando con il vostro cuore al Signore ringraziando per ogni cosa Dio Padre, nel nome del Signore nostro Gesù Cristo” Efesini 5:19
Sembra che l’apostolo ci dica che, quando stiamo insieme, ognuno è coinvolto in qualche modo con una lode, un salmo o una preghiera, insomma il culto ci vede attivamente coinvolti.
Un esempio di fruitrice passiva e quindi distratta della Parola è Marta.
Ci troviamo nella sala culto e mentre Maria pende dalle labbra di Gesù ed è tutta orecchi ai suoi piedi, Marta ascolta mentre è intenta a fare altro (ascoltatrice passiva).
Ricordiamo che le case ebraiche erano composte da una sola stanza nella quale si cucinava e si dormiva;
quindi, queste due credenti stanno ascoltando Gesù nel medesimo ambiente.
Ma Maria è intenta a non far cadere a terra nessuna parola del Maestro, mentre Marta, tra una parola e l’altra sta facendo quello che lei ritiene un servizio “utile”.
Va da sé che l’unica che ne uscì benedetta da quella riunione fu Maria, tanto è vero che Gesù disse che Maria era intenta a raccogliere il “buono” da quel culto.
“Maria ha scelto la buona parte che non le sarà tolta” Luca 10:42
Trattare il culto in modo passivo, come un evento spettacolare e quindi da registrare e poi magari trasmettere ad altri, non è una cosa nuova.
Quanti alla croce “registrarono” quell’evento?
La folla “assisteva” e tutta la folla assisteva a questo spettacolo Luca 23:48;
altri fruivano di quell’avvenimento via WEB, da lontano “ma tutti i suoi conoscenti e le donne che lo avevano accompagnato dalla Galilea stavano a guardare queste cose da lontano” Luca 23:49.
Uno solo, un centurione, partecipò attivamente a quel fatto straordinario, la qual cosa lo portava a glorificare Dio.
“Il Centurione, veduto ciò che era accaduto, glorificava Dio” Luca 23:47
La natura dell'attenzione e l'impossibilità di trasferire l'esperienza
Una docente di psicologia ha paragonato l’attenzione ad una torcia.
In ogni momento focalizziamo la luce solo su qualcosa in particolare, tralasciando il resto.
Ma quando le distrazioni ci fanno orientare la torcia da un’altra parte, anche momentaneamente, perdiamo di vista l’oggetto originale e diventa difficile recuperarlo.
Gli effetti della perdita di concentrazione a lungo andare non sono affatto banali. Includono mancanza di motivazione a completare ciò che si sta facendo, fino ad una maggiore probabilità di commettere errori e un senso di confusione che può portare a scelte errate.
Insomma, o la mente è impegnata nell’ascolto o lo è nella registrazione e se si è impegnati in quest’ultima azione, la nostra mente perde il filo inducendo a commettere errori.
Un’ultima osservazione da fare è quella che riguarda il nostro tentativo ti voler fare rivivere ad altri ciò che stiamo provando noi in un determinato momento: è impossibile!
Fotografare un bel panorama ed inviarlo ad un amico è una cosa; vederlo di persona è tutt’altra cosa.
Certe sensazioni le puoi vivere solo standoci: i colori del cielo, un leggero venticello, la luce che va a diminuire, il fruscio di un albero, l’odore dell’erba…
Insomma, è meglio gustare ciò che si sta vedendo che tentare di trasferirlo ad altri, con il rischio, cercando di documentarlo foto dopo foto, di perdere anche noi quello straordinario momento.
L'esempio biblico di partecipazione attiva
Una Samaritana che aveva personalmente ed attivamente ascoltato Gesù, ponendogli delle domande, non si limitò a registrare un “bel video” da mostrare ai suoi concittadini, ma disse:
“Venite a vedere un uomo che mi ha detto tutto quello che ho fatto; non potrebbe essere lui il Cristo?”. La gente uscì dalla città e veniva a lui” Giovanni 4:29-30.
È bene che nella casa del Signore non ci siano cose che possano distrarre la nostra attenzione, anche se dettate da buone intenzioni, perché il rischio è quello di perdere tutto il buono che viene dalla sua mano e di diventare fruitori passivi di una Parola che invece opera attivamente nel cuore dell’uomo, per l’azione dello Spirito Santo.
Ricordiamo che nel tempio del Signore tutto e tutti esclamano gloria. “La voce dell'Eterno fa partorire le cerve e sfronda le selve. E nel suo tempio tutto esclama: “Gloria!" (Salmo 29:9; 2° Corinzi 7:1-3).
In definitiva, l'uso del cellulare durante il culto rischia di trasformare un'esperienza di ascolto attivo e partecipazione in una fruizione passiva e distratta, privando il credente della pienezza dell'incontro con il Signore.
Articolo scritto da: Pino Giovanniello
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