Riflessioni spirituali ed educative sull’uso della tecnologia da parte dei bambini durante il culto
Nell'epoca digitale in cui viviamo, anche la chiesa si trova a dover affrontare sfide educative legate all'uso della tecnologia da parte dei più piccoli.
In particolare, l'utilizzo di smartphone e tablet durante il culto è diventato un tema molto discusso, tra esigenze pratiche dei genitori e riflessioni spirituali.
È importante approfondire questa questione sia dal punto di vista scientifico che da quello biblico, per comprendere quale possa essere l'approccio più equilibrato e rispettoso della crescita spirituale dei bambini.
Le conseguenze scientifiche e psicologiche dell’uso precoce della tecnologia
Facciamo una dovuta premessa: lasciare che bambini tra i sei e i dieci anni utilizzino smartphone e tablet non è una buona idea.
A dirlo sono i pediatri: “Quando un bambino utilizza uno smartphone e riesce con un semplice tocco a far accadere qualcosa che gli piace o che lo diverte, il cervello produce dopamina; questa genera una sensazione positiva nel piccolo, che cercherà sia di mantenere quella situazione a lungo, sia di ricercarla in futuro (ognuno di noi è predisposto a ricercare ciò che genera piacere).
Più il bambino usa strumenti tecnologici, maggiore è la sua gratificazione.
Questa situazione, protratta per lunghi periodi, rischia di generare una vera e propria dipendenza, in quanto il cervello si sarà abituato a livelli elevati di dopamina e richiederà un uso sempre più intensivo del cellulare per mantenere il livello di piacere a cui è abituato”.
Una psicologa, mediatrice familiare e scolastica, ha sottolineato che utilizzare i cellulari come mezzo per calmare i bambini può portare a problemi che riguardano il senso del limite e la gestione delle emozioni.
Quindi da un punto di vista scientifico, la cosa sarebbe poco opportuna e da evitare; ma cerchiamo di inquadrare questa abitudine, o se vogliamo questa esigenza, da un punto di vista spirituale.
L'approccio spirituale ed educativo nella chiesa
Certo, in una società nella quale persino a scuola e in tenera età vengono usati i cellulari con apposite App per ricerche e lavori di gruppo, eliminare questi dispositivi sembra una cosa anacronistica; questo significa che bisogna fare i conti con una presenza che c’è e che invade sempre più ambiti della nostra vita, anche quella familiare, ma senza demonizzarla.
Il Signore, infatti, ci ha donato l’intelligenza necessaria per affrontare qualsiasi mutamento e per gestire al meglio dei cambiamenti che sono epocali, di fronte ai quali la chiesa deve trovare le giuste contromisure:
“sappiamo pure che il Figlio di Dio è venuto e ci ha dato intelligenza…” 1 Giovanni 5:20
A parte situazioni limite che riguardano particolari condizioni familiari o di salute per cui l'uso di certi dispositivi si rende necessario, vediamo quale può essere il giusto approccio da un punto di vista biblico a questa ormai consolidata abitudine da parte di genitori, i quali avvertono il bisogno di offrire il loro culto al Signore senza essere continuamente “disturbati” o interrotti dai propri pargoli.
Intanto bisogna ricordare che i genitori sono educatori anche in chiesa. Il sacerdote Eli era un educatore che ai figli nel tempio consentiva tutto e le conseguenze le conosciamo:
il Signore lo redarguì severamente dicendogli: “… come mai onori i tuoi figli più di me?” 1 Samuele 2:29
Anna, invece, ogni anno saliva al tempio per portare al piccolo Samuele una tunica, quello di cui il bambino aveva sicuramente bisogno.
Samuele non veniva intrattenuto, ma cresceva in chiesa e veniva seguito in chiesa.
Tendenzialmente siamo portati a risolvere problemi pratici nel modo più comodo possibile ed eventualmente anche in modo veloce, ma a volte trascuriamo gli effetti delle nostre azioni, che sui bambini possono diventare duraturi.
L'importanza della partecipazione del bambino alla vita della chiesa
Negli anni si è assistito a genitori fare a turno per tenere i loro bambini in chiesa; fanciulli seduti sugli inginocchiatoi che utilizzavano i banchi di chiesa come scrivania per i loro disegni;
fratelli e sorelle che ogni tanto uscivano perché i loro piccoli non ce la facevano più a stare fermi; bambini che si addormentavano con il capo chino sul banco.
Anche questa è vita della chiesa! Benedetti genitori!
Però quei bambini sonnacchiosi o, a volte irrequieti, sapevano ripetere ai loro genitori una parola detta dal pastore o da un credente;
cioè, mentre erano intenti a fare altro, la loro mente captava delle informazioni.
La differenza tra un disegno o un libricino rispetto ad un tablet è l’attenzione che essi riescono a catturare.
Questi strumenti tecnologici con le loro luci, i loro colori e la possibilità di svariare in continuazione, attirano in modo esclusivo l’attenzione del bambino, impedendogli di essere coinvolto da ciò che gli sta accadendo intorno.
Insomma, lasciare loro usare questi dispositivi li aliena dal culto.
A volte trascuriamo quanto possano “distrattamente” recepire dei bambini in una riunione di culto!
Distrarli con dei Tablet avrà l’effetto immediato di farci uscire dal locale di culto benedetti, edificati dalla Parola e consolati dalla presenza del Signore;
ma avremo anche escluso i nostri figli dalla possibilità di ricevere, in proporzione alle facoltà intellettive di cui dispongono, di raccogliere porzioni della Parola di Dio.
“Samuele intanto cresceva (nella casa del Signore) e il Signore era con lui e non lasciò andare a vuoto nessuna delle sue parole” 1 Samuele 3:19
Ciò che è visivo tende ad attrarre di più i bambini rispetto a ciò che viene ascoltato ed argomentato, ecco perché nella scuola domenicale vengono spesso utilizzati supporti visivi: perché raccolgono l’attenzione dei nostri piccoli alunni.
Nello stesso modo, uno schermo che regala luci, animali che si muovono ed altro, rapirà completamente la loro attenzione, non lasciando alcuno spazio a canti, testimonianze o porzioni, anche se limitate, della Parola di Dio.
A volte sottovalutiamo quanto un bambino possa apprendere in una riunione di culto e pensiamo che il culto sia solo per i grandi, restando meravigliati quando ci raccontano una testimonianza o una frase scherzosa detta dal pastore.
I fanciulli hanno un’intelligenza molto vivace e sono in grado di apprendere più di quanto possiamo pensare.
Il re Giosia incominciò a regnare all’età di otto anni; sicuramente aveva un tutore che lo seguiva e dal quale anche in tenera età riuscì a raccogliere indicazioni importanti che lo portarono a diventare un buon re che fece ciò che è giusto agli occhi del Signore.
Mai trascurare ciò che un bambino può assorbire, soprattutto in chiesa!
A volte liquidiamo in modo sbrigativo i bambini e preferiamo risolvere facilmente, con un Tablet, il possibile disturbo che possono arrecarci o che possono arrecare ai credenti presenti al culto.
Un bambino in chiesa va accudito e nello stesso tempo sollecitato a cantare insieme, aprendo il libro degli inni.
Gli va detto di tenere gli occhi chiusi in preghiera per non distrarsi (probabilmente li aprirà perché incuriosito), ma escluderlo dal culto con uno strumento tecnologico che lo fa stare tranquillo, non sembra la decisione più saggia.
Tutto quello che accade nella sala culto andrà a far parte del libro dei ricordi di un fanciullo; infatti, è stato dimostrato che l’età media dei nostri primi ricordi è di tre anni e quattro mesi; prima di quel momento il nostro cervello non ha ancora sviluppato la capacità di immagazzinare ricordi autobiografici.
Passeranno anni, ma il ricordo di canti, immagini del pastore e della chiesa, dell’assemblea che canta all’unisono, di preghiere particolarmente benedette, impresse nella mente tra un disegno e l’altro, rammenteranno, da adulti, momenti nei quali da bambini ci si sentiva felici e protetti nella casa del Signore.
Chi di noi non è stato incuriosito dai battesimi o dalla Cena del Signore quando ci si intrufolava più avanti per vedere meglio ciò che stava accadendo?
Oppure, chi non si è recato dopo il culto, vicino a quella “piscina” affianco al pulpito, nella quale dei credenti vestiti di bianco venivano immersi dal pastore?
E cosa dire di quei fratelli che, mentre erano intenti allo svuotamento della piscina ci tenevano lontano per evitare che vi cadessimo dentro?
Ricordi indelebili che un freddo strumento tecnologico tende a rubare o a negare a dei bambini che fanno della curiosità la loro spinta maggiore alla crescita.
Quando il Signore istituì la Pasqua ebraica disse:
“Quando i vostri figli vi diranno: ‘Che significa per voi questo rito?’ Risponderete: Questo è il sacrificio della Pasqua in onore del Signore, il quale passò oltre le case dei figli d’Israele in Egitto, quando colpì gli egiziani e salvò le nostre case” Esodo 12:26-27
Fin da piccoli veniva stimolata la curiosità dei bambini, i quali ponevano delle domande che erano il modo attraverso il quale, con semplicità, veniva spiegata loro la liberazione operata dal Signore quando in una notte memorabile, il Signore stesso li portò definitivamente fuori dall’Egitto.
A volte tendiamo a snobbare i bambini relegandoli al ruolo di chiesa del futuro, oppure pensando che ciò di cui hanno bisogno è di essere intrattenuti.
Una chiesa silenziosa e rispettosa, ma senza il vocio o i gesti irrequieti dei bambini, manca di qualcosa di importante.
Qualche volta i bambini venivano addirittura fatti sedere sugli scalini che portavano al pulpito quando non c’era posto. Che bella la Parola predicata alla presenza vivace dei bambini!
A chi voleva limitare i bambini per non rovinare un momento sacrale (la presenza di Gesù), Gesù stesso disse:
“Lasciate che i bambini vengano a me e non glielo vietate, perché il Regno di Dio è per chi somiglia a loro” Luca 18:16
L'uso di smartphone e tablet in chiesa non è soltanto una scelta pratica, ma ha implicazioni profonde sul piano educativo e spirituale.
La comunità cristiana è chiamata a riflettere sul valore della presenza viva e consapevole dei bambini durante il culto.
Includerli, anche nella loro irrequietezza, significa seminare nella loro mente e nel loro cuore l’amore per la casa del Signore.
I frutti di questa semina si vedranno nel tempo, ma iniziano già oggi, nella scelta di non escluderli, ma di accompagnarli nella fede con pazienza, amore e discernimento.
Articolo scritto da: Pino Giovanniello
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