A questi figli dalla faccia dura e dal cuore ostinato io ti mando. Tu dirai loro: “Così parla il Signore, DIO”. Sia che ti ascoltino o non ti ascoltino, poiché sono una casa ribelle, essi sapranno che c’è un profeta in mezzo a loro. (Ezechiele 2:4-5)
Comfort zone
Come cristiani, durante il nostro cammino di fede, dopo una giornata di battaglie forse in famiglia con dei cari inconvertiti, tra le aule dell’università e gli scherni dei colleghi o sul luogo di lavoro;
dove abbiamo dovuto scegliere tra ciò che onora o non onora Dio, ci sarà capitato di entrare stanchi alla presenza del Signore e di affermare come Pietro, di voler restare soltanto alla Sua presenza e godere finalmente del ristoro dell’anima.
Pietro, rivoltosi a Gesù, disse: Rabbì, è bello stare qua; facciamo tre tende (Marco 9:5).
La nostra intima comunione con Dio è un luogo di riposo; potremmo definirla anche come una zona di comfort; in cui ci sentiamo completamente appagati.
È facile trovare riposo in un locale di culto, in tempi di quiete, quando le condizioni sono a noi favorevoli, ci sentiamo al sicuro e confortati.
Altre situazioni invece, potrebbero provare la nostra fede.
Se abbiamo fatto di Gesù il nostro personale Salvatore, siamo chiamati a rendere testimonianza non solo tra i banchi di una chiesa, ma anche negli ambienti ostili.
La Bibbia è piena di esempi di fede, di uomini ordinari che nella loro quotidianità si sono imbattuti con le ostilità e la corruzione, eppure sono rimasti fedeli a Dio e al mandato da Lui affidato alla chiesa, quello di predicare il vangelo.
Persone fragili, con le loro perplessità, ma sempre validi servi di Dio.
Uomini e donne con un’intensa visione della gloria di Cristo che si formi nei cuori dei peccatori.
Quando siamo determinati a compiere la volontà di Dio, indipendentemente dalle situazioni in cui possiamo trovarci, godiamo della Sua approvazione, e la certezza di sapere che non c’è luogo più sicuro di questo, quello di stare al centro del piano di Dio per la nostra vita.
Il rischio della comfort zone
Come abbiamo detto ci sentiamo protetti e al sicuro, ma se non usciamo da lì, e non decidiamo di offrire coraggiosamente la nostra vita per benedire il Signore per ciò che Egli è, e per ciò che ha fatto per noi, si rischia di essere privati di quelle esperienze fondamentali che sono preparate per noi.
Non c’è niente di male nell’avere delle comfort zone, fino a quando queste non diventano un ostacolo per la nostra salvezza e crescita spirituale.
Giuseppe d’Arimatea era un discepolo di Gesù che per timore dei Giudei, lo seguiva di nascosto.
A Pilato, similmente quando gli fu chiesto di scegliere tra Gesù o Barabba decise di non scegliere, preferendo lavarsi le mani piuttosto di avere coraggio.
Amare Gesù nel segreto, o rimandare la propria decisione di seguire Cristo, porta inevitabilmente a delle conseguenze.
Cuori ostili: paludi o fonti?
Il Mar Morto è un altro esempio da cui possiamo trarre insegnamenti.
La vita cristiana può diventare come questo mare, la cui caratteristica è di riceve le acque dai fiumi senza avere sbocchi, le conseguenze sono una alterazione della salinità e l’assenza di vita delle specie animali.
Se viviamo passivamente, ricevendo le benedizioni abbondanti di Dio, se le tratteniamo senza mai dare pienamente il cuore a colui che ci ama, quelle acque, quelle benedizioni le quali dovrebbero farci vivere una vita esuberante, diventeranno stagnanti, paludose, fino alla sterilità di una vita spirituale.
Il rischio di un cristiano è di rendere il proprio cuore ostile all’opera dello Spirito Santo, mentre il desiderio di Dio per i suoi figli è di fare sgorgare fiumi d’acqua viva dal nostro seno (Giovanni 7:38), fare del suo popolo una fonte di benedizione. (Genesi 12:2)
La chiesa sappiamo bene che ha bisogno quotidianamente della potenza dello Spirito Santo per poter restare fedeli in una generazione storta e perversa, di essere la luce che splende nelle tenebre, saper dire di No davanti ai compromessi e le minacce, di annunciare la buona notizia, abbiamo un Salvatore, Gesù Cristo risorto dai morti;
avere la passione delle anime, ricordando prima alla nostra vita che Grazia ci è stata fatta poiché eravamo prima noi lontani da Dio e dalle sue promesse.
Dio benedica l’opera sua!
Articolo scritto da: Sabrina Russo
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