“Infatti verrà il tempo che non sopporteranno più la sana dottrina, ma, per prurito di udire, si cercheranno maestri in gran numero secondo le proprie voglie”.
(2 Timoteo 4:3)
Nel contesto della nostra vita spirituale, la Parola di Dio mette in risalto una realtà molto importante che spesso ci troviamo a considerare a causa dei cambiamenti della società e dell’influenza che essa esercita nelle nostre vite.
Una crisi di identità spirituale è un periodo di confusione, smarrimento o insoddisfazione della propria fede o del proprio senso di sé.
Può essere causata da vari fattori, come cambiamenti nella vita, malattie, traumi, dubbi, perdite o crisi esistenziali.
Una crisi di identità spirituale può portare a una revisione dei propri valori, interessi, relazioni e scopi, oppure alla ricerca di nuove forme di spiritualità.
1. Non sopportare più…
L’Apostolo Paolo evidenzia con forza la realtà di un tempo nel quale la Chiesa attraversa una situazione di “crisi esistenziale” nei confronti della sana dottrina, cioè degli insegnamenti della Parola di Dio.
“Non sopportare” è sinonimo di ribellione, intolleranza, nel nostro caso significa non essere più tolleranti della sana dottrina, cioè di quanto la Parola di Dio dona come patrimonio di conoscenza e saggezza Divina alla vita del credente rigenerato dalla luce che è in essa.
Questo stato di insoddisfazione porta le nostre vite in una posizione pericolosa e instabile, al punto di ricercare novità che possano proporre nuove sensazioni e benessere interiore, tralasciando però quello che la Parola di Dio propone come insegnamento benefico per le nostre vite e considerandolo piuttosto gravoso e pesante.
2. Per prurito di udire…
“Prurito di udire” è un’espressione che rappresenta il desiderio di ascoltare cose che piacciono o che confermano le proprie opinioni, anche se non sono vere o giuste. Il termine ‘prurito’ indica una sensazione fastidiosa che spinge a grattarsi, mentre ‘udire’ significa percepire i suoni con le orecchie.
Quindi, “prurito di udire” è una metafora che suggerisce l’insoddisfazione e l’inquietudine di chi non accetta la verità, ma cerca solo il piacere e la lusinga.
Il popolo d’ Israele nell’Antico Testamento spesso non voleva ascoltare la voce di Dio, che si manifestava attraverso i profeti, la legge e i miracoli. Il popolo era infedele, idolatra, ribelle e ingrato verso il suo Signore, che lo aveva scelto e salvato, preferiva seguire le proprie voglie, i propri interessi, i propri idoli, invece di obbedire ai comandamenti di Dio e di fidarsi della sua provvidenza.
Nell’Antico Testamento troviamo alcuni passaggi che evidenziano questa realtà,
il popolo si lamenta nel deserto e non crede alla promessa di Dio di ricevere una terra dove scorre latte e miele (Numeri 14:1-4);
rifiuta di ascoltare i profeti che Dio manda per richiamarli alla conversione e alla fedeltà , anzi li perseguita e uccide (Geremia 7:25-26, 26:20-23);
non accoglie la parola di Dio che viene annunciata da Isaia, ma si fida delle alleanze politiche con le nazioni pagane (Isaia 30:8-17, 31:1-3).
Nel Nuovo Testamento nella prima lettera ai Corinzi, l’apostolo Paolo rimprovera i credenti per le loro liti, il loro orgoglio, per la loro immoralità, per il loro scetticismo sulla risurrezione.
Egli li esorta a ritrovare l’unità nella fede, nell’amore, nella speranza, basandosi sulla Parola di Dio e sullo Spirito Santo.
Nella lettera ai Galati, Paolo difende il suo vangelo contro i giudaizzanti, che volevano imporre ai cristiani la circoncisione e l’osservanza della legge mosaica.
Egli afferma con forza che la salvezza è solo per grazia, mediante la fede in Cristo, e non per le opere della legge.
Egli li invita a vivere nella libertà dei figli di Dio, seguendo la guida dello Spirito e praticando le opere dell’amore.
3. Custodire gelosamente…
Insomma, nel corso della storia, il pericolo della perdita di identità intesa come disorientamento e mancanza di attenzione alla voce di Dio sono stati frequenti e molto pericolosi.
Abbiamo una sicurezza ferma che possiamo conservare e ritenere in noi, una vera “identità” che il credente deve conservare dentro di sé “gelosamente”.
Uniti alle esortazioni dell’Apostolo Paolo a Timoteo, suo figlio spirituale, a cui scriveva:
“Custodisci il deposito; evita discorsi vuoti e profani e le obiezioni di quella che falsamente si chiama scienza; alcuni di quelli che la professano si sono allontanati dalla fede.”
Così come è scritto nel verso precedente: “Predica la Parola”, solo la Parola! Evitando ogni tipo di congetture, modifiche o alterazioni.
Solo così possiamo conservare la nostra identità spirituale che, in Cristo Gesù, abbiamo ricevuto come un tesoro pieno di ricchezze e benedizioni per noi credenti che vogliamo continuare a vivere pienamente in Lui.
Articolo scritto da: Alessandro Di Iorio
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